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sabato 29 marzo 2014

Astrofotografia con cellulare: Sole e Luna con lo smartphone


Chi ha detto che per poter fare astrofotografia servono attrezzature costose che non sono alla portata di tutti?
Guardati in tasca... si, proprio così! Probabilmente quasi tutti noi abbiamo un cellulare, ma spesso presi da Instagram e Whatsapp non ci rendiamo conto che la semplice fotocamera dello smartphone è proprio quello che fa al caso nostro per poter fare un po' di astroriprese solari e lunari, anche con un piccolo telescopio! 


Ma quindi, come fare esattamente?
Le immagini in questa pagina sono state scattate con un Samsung Galaxy Ace (fotocamera da 5 megapixel). 
Prima di poter passare a scattare qualche foto, dobbiamo regolare qualche impostazione della fotocamera. Innanzitutto dobbiamo togliere il flash, dato che la luce rifletterebbe sulle lenti; inoltre occorre impostare su "automatico" il bilanciamento del bianco, il contrasto e (molto importante) l'ISO e la messa a fuoco. In pratica, bisogna solo spuntare qualche tick, il resto lo fa il vostro cellulare! Basterà quindi appoggiare la fotocamera all'oculare con la mano ben salda e... CLICK!



Quali sono i risultati?
I risultati sono davvero incoraggianti e soddisfacenti! Ovviamente non si può pretendere di fare riprese planetarie e tanto meno deep, ma "solo" di astri grandi e luminosi come il Sole (con apposito filtro) e Luna. 
L'immagine in alto è la mia prima prova con questa tecnica, utilizzata anche per fare una Pop Art astronomica: una ripresa della nostra stella con qualche macchia solare (le macchie in alto a destra sono frutto di ottiche non troppo pulite, difficili da notare la mattina durante le riprese solari). 
Risultati migliori ho ottenuto, quasi per caso il 16 marzo scorso, quando, in attesa del doppio transito di Io e Ganimede su Giove, decisi di puntare la Luna piena e di fare qualche scatto. Ecco il risultato! (cliccare sull'immagine per ingrandire) Magari non si può ingrandire molto, ma nell'insieme è già bella così; è ovvio infatti che anche qualche megapixel in più fa la differenza. 


Qualche idea originale
Con queste riprese si può già iniziare a pensare a qualche realizzazione originale:
- Sole: sommare riprese fatte a poche ore di distanza nell'arco della giornata per mostrare il moto della stella e l'evoluzione delle macchie solari
- Luna: Sommare (in un collage o in un file gif) più riprese fatte a distanza di qualche notte per evidenziare l'intero ciclo delle fasi.


Spero di poter mettere in pratica presto qualcuna di queste idee, questi sono solo i primi risultati!





giovedì 13 marzo 2014

Tipi di galassie

Tipi di galassie

Una galassia è un grande insieme di stelle, sistemi, ammassi e associazioni stellari, gas e polveri legati insieme dalla forza di gravità. Le galassie sono oggetti di vastissime dimensioni e possono arrivare a contenere anche mille miliardi di stelle, tutte orbitanti intorno ad un comune centro di massa (molto spesso un buco nero). I “mattoni” che compongono le galassie sono gli ammassi globulari di stelle, mentre le galassie stesse si possono riunire in superammassi galattici, sotto l’azione della forza di gravità. 

[Proprio la copertina di questo blog ha come protagonista la Galassia di Andromeda, la galassia spirale più vicina alla nostra e la più facile da osservare anche con strumenti amatoriali; in basso, invece, un'altra galassia  spirale, M83]




Nell'universo esistono diversi tipi di galassie, classificate mediante la Sequenza di Hubble. Essa consiste di un diagramma a Diapason, che raggruppa le galassie in tre categorie in tre categorie:



·     Ellittiche: hanno una quantità molto bassa di materia interstellare e sono dunque composte da stelle molto vecchie orbitanti con orbite caotiche intorno al centro di massa. Per questo motivo possono essere considerate come degli enormi ammassi globulari. Un tipo di galassie ellittiche, le ellittiche giganti, sono probabilmente causate da interiezioni tra più galassie e si trovano spesso al centro di superammassi galattici essendone i componenti più massicci. Le galassie ellittiche sono indicate con la lettera E sono classificate in base alla loro ellitticità da E0 a E7.

·     Spirali: consistono in un disco di stelle e materia interstellare rotante intorno ad un centro di massa. Tali corpi si avvolgono intorno ad esso formando diversi bracci, più o meno distinti. Sono galassie spirali la Via Lattea e la Galassia di Andromeda. Le galassie spirali sono indicate con la lettera S sono classificate con a, b, c in base al bulge (rigonfiamento) centrale e alla nitidezza dei bracci.
Le galassie spirali posso anche presentare una barra centrale che attraversa il nucleo, da cui si sviluppano i bracci a spirale. In questo caso le galassie  sono dette spirali barrate e sono indicate con le lettere SB a, b, c.

·     Peculiari: ne esistono principalmente tre tipi: quelle ad anello (formate da un nucleo e da un anello di stelle e materia che gli orbitano intorno), lenticolare (hanno caratteristiche sia delle spirali che delle ellittiche, come la presenza di bracci poco accennati con un alone galattico intorno), irregolari (non presentano alcuna caratteristica al loro interno, come le Nubi di Magellano).
                                                                     


La Galassia Sombrero (M104), una delle più belle osservabili, è una galassia peculiare ad anello.





martedì 11 marzo 2014

Formazione del sistema solare

Formazione del sistema solare

Dopo aver capito cosa sia davvero il nostro sistema solare, ora occupiamoci invece della sua formazione.


La teoria più accreditata riguardo la nascita del sistema solare è quella nebulare, secondo cui il Sole e i pianeti si siano formati da una nebulosa di gas interstellari in contrazione gravitazionale, circa 4,6 miliardi di anni fa. (Questa ipotesi si basa sul fatto che i pianeti orbitano tutti nello stesso verso intorno al Sole e che le orbite si trovano approssimativamente tutte sullo stesso piano).


Ecco dunque le fasi della formazione:

1) Circa 5 miliardi di anni fa – All’interno della nube si crea una parte più densa e di conseguenza la nube incomincia a contrarsi sotto la spinta della forza gravitazionale.
(Probabilmente ciò che creò tale situazione di instabilità fu un enorme onda d’urto provocata dall’esplosione di una supernova; essa rilasciò inoltre elementi pesanti formatisi nell’ultima fase di vita della stella morente, che si andarono a sommare alle polveri interstellari già presenti nella nebulosa.)

2a) In pochi milioni di anni – La densità della zona centrale aumenta fino a formare il proto-Sole.

2b) La nebulosa si appiattisce sotto l’azione della crescente forza gravitazionale e della forza centrifuga.

3)  Ne consegue la formazione dei planetesimi: piccole aggregazioni di materia che, scontrandosi lungo le orbite, danno vita ai proto-pianeti.

4) Nelle fasi finali di formazione del sole un forte vento solare spinge verso l’esterno gli elementi leggeri (idrogeno, elio) lasciando nelle zone interne quelli pesanti (metalli, silicati). 
(I pochi elementi pesanti all'interno andarono a formare i piccoli pianeti rocciosi; gli abbondanti elementi pesanti spinti verso l'esterno formarono i giganti gassosi.)

5) Solo ora i proto-pianeti liberano la loro orbita da altri corpi minori, diventando i pianeti così come li conosciamo oggi.


giovedì 6 marzo 2014

La fine dell'universo: come e quando


Sono sempre più rare le persone che credono che un bel giorno 4 cavalieri in sella ai loro destrieri infernali verranno qui a metter fine al mondo. Resta comunque lecito chiedersi: cosa ne sarà dell'Universo?

Fino agli inizi dello scorso secolo (tralasciando le fonti bibliche) si credeva in un Universo "stazionario" che non cambiava cioè nel tempo. Il primo al quale venne la brillante intuizione di un Universo in espansione fu un certo Fridman. Nel suo modello di universo tutte le galassie erano in continuo allontanamento l'una dall'altra, indipendentemente dal punto di vista dell'osservatore. Per capire meglio possiamo immagine un palloncino con sopra disegnati dei puntini. Gonfiando il palloncino notiamo come a causa dell'espansione della gomma i puntini si allontanino l'uno dall'altro senza un centro di espansione. Inoltre si nota come i puntini più distanziati si allontanano più velocemente. Questo è più o meno quanto succede nell'universo.


Quando gonfiamo un palloncino ci accorgiamo subito che c'è una forza (l'elasticità della gomma) che si oppone al nostro gonfiare. Si dunque pensare che anche all'interno dell'universo ci sia una forza che si oppone alla sua espansione: ebbene si, questa forza si chiama forza di gravità ed è la stessa forza che ora vi sta tenendo seduti sulla sedia. A confermare tutto ciò ci pensa il fenomeno del cosiddetto "red shift" (spostamento verso il rosso), che ci mostra come le galassie siano in allontanamento de noi. 

A questo punto dal modello di Fridman possiamo evincere due principali tipi di universo e quindi tre possibili destini dello stesso :


1) l'universo continuerà ad espandersi in maniera uniforme senza accelerazioni o decelerazioni. (fig.1)


2) nel secondo caso, invece, la forza di gravità non riuscirà mai a contrastare la forza di espansione ma soltanto a limitarla. In questo caso l'universo si espanderà fino a quando non diventerà troppo freddo e raggiungerà lo zero assoluto oppure fino a quando materia ed energia stessa si dissolveranno (come quando gonfiato troppo il palloncino questo vi scoppia in mano). Questo tipo di universo è detto "universo aperto". (fig.2)

3) secondo la terza ipotesi, ad un certo punto la forza di gravità prenderà il sopravvento riuscendo a contrastare una forza di espansione troppo lenta per quindi ridurre di nuovo l'universo intero ad un singolo punto e creando un nuovo big bang detto però "big crunch" (immagine questo scenario come quando vi stancate di soffiare e il palloncino torna al suo stato iniziale). Questo tipo di universo è detto "universo chiuso". (fig.3)


Tutto questo però non ci sfiora neppure. mentre all'universo restano infatti, nella peggiore delle ipotesi, 28 miliardi di anni da vivere, alla nostra stella invece ne rimangono "solo" 5 miliardi, ma probabilmente l'umanità si sarà già estinta molto tempo prima.

lunedì 3 marzo 2014

Sistema solare

Sistema solare

Con il termine “sistema planetario” si intende una famiglia di corpi celesti (non solo pianeti), che orbitano intorno ad una stella. Il sistema solare, in particolare, è il sistema planetario della nostra stella, il Sole.
Il nostro sistema stellare si trova su un braccio della Via Lattea a circa 28000 anni luce dal centro galattico (Il sistema solare compie un movimento di rivoluzione intorno ad esso in 230 milioni di anni muovendosi alla velocità di 250km/s).

Il Sole ha un ruolo primario all’interno del sistema essendone l’unica fonte di energia e il centro gravitazionale, possiede infatti il 99,86% della materia dell’intero sistema solare (della parte restante, i due giganti gassosi Giove e Saturno ne costituiscono il 90%)
Come già accennato il Sole, oltre agli otto pianeti (Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno), e ai rispettivi satelliti (più di 150), è circondato da altri corpi celesti: è il caso dei cinque pianeti nani (Cerere, nella fascia principale degli asteroidi e i transnettuniani Eris, Haubea, Makemake e Plutone, considerato un pianeta fino al 2006) e di miliardi di corpi minori, come asteroidi (raggruppati nella fascia principale tra Marte e Giove dove non è riuscita la formazione di un pianeta roccioso, e nella fascia di Kuiper), comete (particolari piccoli corpi celesti ghiacciati con orbite estremamente ellittiche che si avvicinano periodicamente al Sole [purchè non ne siano distrutte da calore e forza gravitazionale] provenienti dalle zone esterne del Sistema Solare).
Più in generale, allora, fanno parte del Sistema Solare tutti quei corpi che risentono della gravità della nostra stella, includendo polveri e micro particelle, molto diffuse nelle zone esterne del Sistema Solare stesso.




- Procedendo dall’interno verso l’esterno troviamo quindi, in prossimità della nostra stella i pianeti rocciosi (Mercurio, Venere, Terra, Marte), la fascia principale degli asteroidi (dove si trova il pianeta nano Cerere), i pianeti gassosi (Giove, Saturno, Urano, Nettuno), la fascia di Kuiper (dove si trovano gli altri quattro pianeti nani tra cui Plutone), il disco diffuso e l’ipotetica Nube di Oort per un’estensione radiale totale di circa 80 UA (circa metà della distanza che separe il Sole dalla stella più vicina, Proxima Centauri).